Consigli (non richiesti) per una serena vacanza di #passionepolitica

Il mio professore di storia dei primi anni novanta, a cavallo fra la prima e la seconda Repubblica, mi insegnò che la politica in vacanza non va mai, anzi, è ad agosto che compie il peggio perché può contare di agire indisturbata, con gli italiani troppo impegnati a godersi le vacanze. Non siamo più ai “governi balneari”, ma è importante stare attenti, senza rovinarsi riposo e divertimento.

Ecco alcuni consigli:

1) si può non postare, ed anche non guardare proprio, Salvini a petto nudo o che si “magna” arancini. Già l’anno scorso, dimostrando ampiamente di fregarsene dell’art 54 della Costituzione, ha tenuto banco con le sue bravate da guappo. Potete immaginare cosa farà in questo agosto per tenere lontano i #60milioni di italiani dai guai del Governo, dallo scandalo russo, dalla manovra finanziaria che ci aspetta a settembre, dalla mozione di sfiducia fissata alla riapertura delle Camere. Piuttosto, aderiamo alla raccolta di firme del Partito Democratico per sostenere la mozione e l’azione parlamentare, tipo come raccogliere le more per fare la marmellata: servirà.

2) si può non commuoversi per la “povertà”delle vacanze di Di Maio. Anche lui, in perfetto stile populista, proverà a darci il senso della sobrietà politica con un asciugamano ed un paio di ciabatte infradito, sotto un ombrellone di una spiaggia affollata. Non ci cadiamo. Il M5S ha fatto già la cosa peggiore in politica: tradire tutte le illusioni e svendere l’ideale di cambiare la politica per le poltrone. Ha fatto il contrario di ciò per cui sono stati eletti e dobbiamo farlo sapere agli amici e agli amici degli amici, come quando prima si mandava una cartolina con “saluti e baci”.

3) preferire i locali “plastic free”, tenere le spiagge pulite, camminare e andare in bici , ricordarsi che la raccolta differenziata non va in vacanza. Sì, è vero, non basta. I fiumi sotto la Groenlandia ci dicono che servono azioni e politiche vere, ma se noi italiani riusciamo a pensare all’ambiente anche quando ce ne freghiamo di tutto, ed in vacanza siamo bravissimi, allora si può sperare in quel necessario cambiamento di mentalità che deve partire dal basso.

4) ricordarsi che siamo in vacanza grazie a quelli che lavorano in questo periodo e quindi ringraziarli, mostrare loro gentilezza e riconoscenza, a tutti. Anzi, fermarsi a parlare con questi lavoratori, anche cinque minuti, sarebbe necessario per capire le loro condizioni, il loro stipendio, le necessità che obbligano a lavorare d’estate, a girare le spiagge infuocate. Forse ci ritorna in mente che noi, la sinistra, abbiamo smarrito soprattutto un concetto e con esso la nostra identità: il lavoro deve dare dignità, altrimenti si diventa ricattabili, arrabbiati, invidiosi e convinti che il populismo e il razzismo possano restituire ciò che manca, cioè speranza e soddisfazione.

5) leggere, tanto, a garganella, riempirsi il cervello ed il cuore di altre storie, della musicalità delle parole, della bellezza delle frasi e dei titoli. In valigia mettete la stessa quantità di libri e calzini, uno al giorno, per riprenderci il tempo lungo della riflessione e dell’attesa. Ed anche un po’ di grammatica e di ortografia.

6) conoscere persone nuove, posti sconosciuti, sapori diversi, profumi indecifrabili, stare sempre con porte e finestre aperte, senza paure. La vera sicurezza è nella nostra mente, dobbiamo ricordarsi di allenarla alla sorpresa, stiamo perdendo l’abitudine.
Riusciremo a costruire il nostro campo se dimostriamo quanto è bello stare insieme.

7) tenere alti i valori di ascolto, accoglienza, pace, inclusione, sempre, soprattutto in vacanza. Non si disumanizza il nemico, mai, perché può toccare a noi e non ci serve alimentare la guerra degli ultimi. Serve piuttosto distinguersi quando la storia ci darà ragione e può succedere anche su uno sdraio.

8) certe volte stare zitti. Ci sarà da ascoltare un fiumicello, le onde del mare, il frigolio del sole al tramonto, il venticello che smuove la tenda, una musica nuova o antica che ci riempiranno il cuore e che saranno lì, nelle interminabili discussioni dell’inverno, a salvarci.

9) essere felici e grati. Sempre. È la migliore armatura contro la barbaria.

Buona estate!

Si riparte da un nuovo approccio

si riparte tutti insieme

Chi sarà il Sindaco di Castelfiorentino dal 26 maggio, si troverà a gestire la priorità di ricostruire il tessuto della comunità, visibilmente sfilacciato e sfiduciato da un periodo dalle difficoltà crescenti. Quella che abbiamo vissuto, è la più profonda e duratura crisi economico-sociale nazionale dal Dopoguerra ad oggi. Questacornice ha agito da un lato riducendo la capacità dello Stato di fornire strumenti economici e normativi adeguati alle difficoltà emergenti, anzi, creando un quadro di vincoli (soprattutto finanziari) che hanno inibito le virtù di azione e di recupero anche di contesti dinamici come quello Valdelsano; dall’altro, acuendo le marginalità sociali e fenomeni già in corso, come quello di deindustrializzazione, che hanno indebolito a loro volta la coesione sociale e le reti classiche di riferimento per la cittadinanza.

La politica locale è stata colta alla sprovvista da questo repentino mutamento di scenario, e non ha saputo per vari motivi mettere in campo un approccio contenente le novità necessarie per farvi fronte. Il risultato, in termini di consenso elettorale, è stata la percezione da parte della cittadinanza di un’amministrazione debole, inerme, e che si è limitata alla gestione ordinaria di un declino ormai irreversibile. Il vento dell’antipolitica si è sommato alle critiche storiche dell’opposizione, alimentando un clima di sfiducia, di pessimismo diffuso, di perdita di un ruolo protagonista che la popolazione di Castelfiorentino ha sempre ritenuto di meritare all’interno della propria area e anche su scala più ampia. Eppure la cittadinanza ha più volte dato segno di voler reagire, con le numerose iniziative nate in larga parte spontaneamente dal tessuto associativo locale, che hanno mostrato la scintilla della vitalità e della voglia di ritornare a momenti più positivi, che cova sotto la cenere del pessimismo.

Castelfiorentino si trova nel suo momento più duro dal Dopoguerra ad oggi, ma ha ancora le energie sufficienti per risollevarsi e ritrovare un suo protagonismo.

Condizione indispensabile per avviare un processo di ripresa, è di restituire prima di tutto ai cittadini fiducia nella possibilità del riavvio progressivo di cicli economici virtuosi, e la sicurezza di avere una amministrazione che sia al passo coi tempi.

Serve un netto cambio di approccio rispetto al classico agire della politica locale, e quindi del partito di governo.

 

 

La candidata Pd Ilaria Bonaccorsi in tour tra i Circoli della Federazione

Lunedì 5 maggio Ilaria Bonaccorsi, candidata nelle liste del PD per le elezioni Europee, sarà in giro per i Circoli della Federazione Empolese Valdelsa ad offrirvi un caffè e una mela rossa, simbolo della sua campagna: alle 21 al Circolo di Avane, alle 21.30 al Circolo di Sovigliana, alle 22 a Capraia Fiorentina in Piazza Dori, dove interverrà all’Assemblea pubblica del Partito Democratico; alle 23 al Circolo I’Praticelli di Castelfiorentino e a seguire presso il Bar del Rossi a Certaldo. Insieme a lei, i Candidati Sindaco e i candidati al Consiglio Comunale spiegheranno ai cittadini che votare PD alle elezioni Europee è l’unica ricetta giusta  per un’Europa diversa, rinnovata e più forte, che aiuti a superare le scelte delle destre in questi ultimi anni.

Ilaria Bonaccorsi Gardini è una storica e giornalista e dal 2009 direttore responsabile e poi editoriale, del settimanale Left-Avvenimenti, nato otto anni a febbraio del 2006. E’ una donna coraggiosa, che ha dalla sua qualità di alto spessore, come intelligenza e freschezza, preparazione e cultura, professionalità e competenza, sicuramente all’altezza della difficile sfida. Ilaria si definisce “una di sinistra che si candida nel PD”, cercando di affrontare argomenti come libertà, uguaglianza, fraternità, laicità e la necessità di un altro paradigma per l’economia, i diritti civili e sociali. Ilaria è vicina a Pippo Civati, hanno in comune il modo di fare politica, la schiettezza e il dire sempre come la pensano. Nell’intervista rilasciata all’Espresso, Ilaria dichiara di aver accettato la candidatura «Perché il Pd non è di Renzi, e io se proprio vogliamo vederla così mi candido nel Pd di Civati. Non salgo sul carro dei vincenti, anzi, vado semmai nell’unica minoranza che tira a sinistra il Pd, con molta fatica. Poi ammetto che guardo con interesse alla lista Tsipras e spero vada bene, benissimo. Dico poi che quello è il nostro naturalissimo alleato. Nei punti programmatici che scrive Barbara Spinelli non ce ne è uno sbagliato e devono diventare i nostri, assolutamente. In Europa dobbiamo andare a dire che l’austerity è di destra, a batterci per l’ecologia, contro il dumping sociale».

 

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La mela rossa, simbolo della sua campagna, è ispirata ad una poesia di Nazim Hikmet.

“Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore,
l’altra metà sta in Cina
nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore,
ogni mattina all’alba
il mio cuore lo fucilano in Grecia.
E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
quando gli ultimi passi si allontanano dall’infermeria
il mio cuore se ne va, dottore,
se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.
E poi sono dieci anni, dottore,
che non ho niente in mano da offrire al mio popolo
niente altro che una mela,
una mela rossa, il mio cuore…”.Immagine

Per conoscere meglio la sua attività, il suo sito è www.ilariabonaccorsi.it.  

 

Siamo tutti Stefano, Federico, Giuseppe e Riccardo

Tutte le volte che si riaprono casi come quello di Stefano Cucchi, di Federico Aldovrandi, di Giuseppe Uva, tutte le volte che se ne aprono nuovi di casi, come quello di Riccardo Magherini, io sento un dolore, un vero dolore fisico. Che è quello della violenza, della sopraffazione, ma soprattutto del tradimento di cittadina, perché arrivano da chi ti dovrebbe proteggere e mettere ordine. Riccardo Magherini, l’ultimo caso, avvenuto nella nostra Firenze, i carabinieri hanno chiamato il 118 chiedendo un’ambulanza perché l’uomo “fa il matto” e invece il medico, che arriva con la seconda ambulanza, lo trova in arresto cardiaco. I quattro carabinieri lo avevano immobilizzato, spogliato e colpito ripetutamente, mentre Riccardo gridava aiuto, come si vede da un filmato girato da testimoni.

Patrizia Moretti, mamma di Federico  Aldovrandi, è stata di nuovo oltraggiata dall’applauso che i poliziotti in assemblea sindacale, hanno riservato ai loro quattro colleghi che pure sono stati condannati per la morte del figlio. La sua è stata una battaglia che ha fatto prima di tutto con la forza di una mamma. E’ stata un genitore orfano di un figlio, e allo stesso tempo l’avvocato, l’investigatore, il difensore: i suoi interventi pubblici, la sua presenza fisica e le sue parole sono state un insegnamento per tutti.

E’ troppo per una mamma, è troppo per noi cittadini.

Adesso deve parlare la politica. Perché non procedere, con la verve che contraddistingue il governo, a una norma che preveda il codice identificativo per gli agenti di polizia e la presenza di telecamere nei luoghi di detenzione provvisoria e sulle macchine di servizio? Perché è un po’ triste che ci si debba affidare a video presi dai telefonini alle finestre per sapere come sono andate effettivamente le cose.

Una misura di civiltà, una risposta politica. Perché quel dolore, non lo vogliamo più sentire.

 

 

L’Anpi lancia l’allarme sulle proposte di riforma costituzionale ed elettorale

riforma e rappresentanzaIl documento-manifesto del 29 aprile approvato dal Comitato nazionale dell’Anpi.

Il Comitato nazionale dell’ANPI rileva che:

– l’indirizzo che si sta assumendo nella politica governativa in tema di riforme e di politica istituzionale non appare corrispondente a quella che dovrebbe essere la normalità democratica;

– si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza);

– si continua nel cammino – anomalo – già intrapreso da tempo, per cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;

– un rinnovamento della politica e delle istituzioni è essenziale per il nostro Paese, come già rilevato nel documento dell’ANPI del 12 marzo 2014;

– sono certamente necessari aggiustamenti anche del sistema parlamentare, così come definito dalla Costituzione, rispettando peraltro non solo la linea fondamentale perseguita dal legislatore costituente, ma anche le esigenze di centralità del Parlamento, della rappresentanza dei cittadini, del controllo sull’attività dell’Esecutivo, delle aziende e degli enti pubblici, in ogni loro forma e manifestazione;

– in questo contesto, è giusto superare innanzitutto il cosiddetto bicameralismo “perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due Camere e quindi, alla lunga, foriero anche di lungaggini e difficoltà del procedimento legislativo; ma occorre farlo mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art. 1 della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette;

– il Senato, dunque, non va “abolito”, così come non va eliminata l’elezione da parte dei cittadini della parte maggiore dei suoi componenti; possono essere individuate anche forme di rappresentanza di altri interessi, nel Senato, come quelli delle autonomie locali, della cultura, dei saperi, della scienza; ma in forme tali da non alterare il delicato equilibrio delle funzioni e della rappresentanza;

– la maggior parte dell’attività legislativa può ben essere assegnata alla Camera, così come il voto di fiducia al Governo; ma individuando nel contempo forme di partecipazione e tipi di intervento da parte del Senato, così come previsto in molti dei modelli già esistenti in altri Paesi;

– in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune leggi di carattere istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione del bilancio, che è lo strumento fondamentale e politico dell’azione istituzionale e dei suoi indirizzi anche con riferimento alle attività di Autonomia e Regioni;

– tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche con una consistente riduzione di spese, non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, vista l’opportunità offerta dalla differenziazione delle funzioni;

– bisogna anche dire che concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori ad un organismo non elettivo, con una composizione spuria e fortemente discutibile ed obiettivi e funzioni altrettanto oscure, non appare rispondente affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto può – e deve – essere aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello originario.

Queste sembrano, all’ANPI, le linee fondamentali di un cambiamento democratico delle istituzioni, che esalti il ruolo del Parlamento, rafforzi la rappresentanza dei cittadini in tutte le sue espressioni, ed assegni ad ognuna di esse il ruolo che le compete secondo gli orientamenti generali della Carta Costituzionale e le esigenze della democrazia, da perseguire con economicità di spesa ed efficienza dei risultati.

Appare, altresì, pacifico che deve essere riformato il titolo V della Costituzione, procedendo ad una più razionale ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, che elimini ragioni di conflitto e consenta agli organi centrali dello Stato di esprimere una legislazione di pieno indirizzo su materie fondamentali per tutto il territorio; definisca compiutamente e definitivamente il ruolo delle Regioni, a loro volta bisognose di riforme sulla base dell’esperienza realizzata dal 1970 ad oggi, che spesso le ha viste diventare altri organismi di centralizzazione dei poteri e le riconduca a funzioni di indirizzo e controllo e non di gestione; nonché precisi in modo conclusivo tutta la materia delle Province e degli enti intermedi, finora risolta con provvedimenti parziali che non sembrano corrispondere ad esigenze di effettiva razionalità e di contenimento delle spese.

Tutto questo richiederà tempi più adeguati, escluderà la fretta, rispondente, piuttosto che ad esigenze razionali, ad altro tipo di logiche; ma dovrà essere affrontato senza tergiversazioni e senza inopinati stravolgimenti dei metodi e degli stessi contenuti. Se è giusto porre rimedio ad alcune incongruenze strutturali rivelate dall’esperienza, l’obiettivo deve essere quello di farlo con saggezza e ponderazione, ed anche con le competenze necessarie, sempre preferibili alla improvvisazione ed all’incoerenza di una fretta dettata da ragioni molto lontane dal rispetto con cui si devono affrontare serie riforme costituzionali.

Ci sono, sul tappeto, diverse proposte; altre sono fornite dall’esperienza giuridica e politica di altri Paesi; le si esamini senza pregiudizi e insofferenze ed ascoltando pareri e proposte che possono contribuire al miglior esito delle riforme.

E si approfitti dell’occasione per un ripensamento della legge elettorale, che così come approvata da un ramo del Parlamento, non risponde alle esigenze di una vera rappresentanza e di democrazia e soprattutto contraddice, oltre alle attese di gran parte dei cittadini, le stesse indicazioni della Corte Costituzionale.

Infine, l’occasione non appare idonea per raccogliere l’antica esigenza, manifestata da altri Governi e sempre respinta, di un rafforzamento dell’esecutivo e del suo Presidente, che vada a scapito della funzione e del ruolo del Parlamento, al quale il Governo può indicare priorità, come è suo diritto, ma non imporre scadenze e calendari privilegiati rispetto a qualunque autonoma iniziativa del Parlamento.

Su tutti questi temi, l’ANPI è pronta a discutere e confrontarsi, ma prima di ogni altra cosa, intende informare i cittadini, perché sappiano qual è la reale posta in gioco e capiscano che questa Associazione, che si rifà a valori fondamentali e in essi trova la sua forza e la sua autorevolezza, intende esercitare non solo la sua funzione critica, ma anche la sua capacità propositiva, nel rispetto assoluto del suo ruolo e della sua autonomia.

Quando si tratta di difendere valori che si richiamano alla Costituzione ed alla democrazia, oltreché ai diritti di fondo in cui si esprime la sovranità popolare, l’ANPI non può che essere in campo, non per conservare, ma per innovare, restando però sempre ancorata ai valori ed ai princìpi della Costituzione.

Questa non è l’ora della obbedienza ai diktat, ma è quella della mobilitazione, a cui chiamiamo tutti i cittadini, per fare ciò che occorre con la dovuta ponderazione e col rispetto e la salvaguardia degli interessi fondamentali dei cittadini, che certo aspirano ad un rinnovamento, ma in un contesto equilibrato e democratico, corrispondente alle linee coerenti e chiaramente definite dalla Costituzione repubblicana.

Mare Nostrum: dove manca l’Europa

Mare Nostrum è il nome dell’intervento “militare e umanitario” di soccorso avviato dal Governo Letta all’indomani della strage del 3 ottobre, quando il canale di Sicilia restituì 366 cadaveri sotto gli occhi indignati del mondo. Scopo della missione è garantire la salvaguardia della vita in mare e assicurare alla giustizia chi lucra sul traffico umano. La nave San Giorgio è il cervello di Mare Nostrum, coordinato dall’ammiraglio Mario Culcasi. Altre 4 navi (Espero, Aliseo, Cassiopea e Sirio) perlustrano ininterrottamente un’area grande come 3 volte la Sicilia, con l’ausilio di elicotteri e  natanti per lo sbarco dei naufraghi. Sono impegnati anche velivoli della Marina e della Polizia dislocati a Catania e Sigonella, e un drone.

Un po’ di numeri di Mare Nostrum, che ha appena compiuto 6 mesi e impegna 779 militari, oltre a Polizia, Guardia di Finanza, team dell’ufficio immigrazione, mediatori culturali e squadra di fotosegnalazione (l’attività di identificazione dei migranti comincia a bordo), affiancati da volontari. La San Giorgio ospita anche un’infermeria attrezzata con sale chirurgiche e un servizio di telemedicina connesso all’ospedale militare romano del Celio.

Dopo essere stati assistiti e rifocillati, e dopo una prima identificazione, i migranti vengano sbarcati: Lampedusa si raggiungerebbe più velocemente, ma attualmente è chiusa agli sbarchi per lavori nel centro di accoglienza e sulle banchine.  I migranti salvati sono stati 28 mila, nel 10 per cento dei casi si tratta di donne. Un altro 10 per cento è costituito da minori, molti dei quali non accompagnati. Settantotto scafisti sono stati identificati e arrestati.

I migranti vengono imbarcati prevalentemente in Libia, ma anche in Tunisia, in Egitto e più raramente dalla Grecia e dalla Turchia. Provengono in gran parte dal Corno d’Africa, dall’Africa sub-sahariana e dalla Siria, da dove partono intere famiglie in fuga dalla guerra. Ci sono migranti che al momento di imbarcarsi esitano per il terrore di dover affrontare il mare aperto, ma vengono minacciati, picchiati e perfino torturati con elettrodi. Molti magistrati esperti di diritto internazionale ritengono che questa catastrofe umanitaria debba essere formalmente classificata come un capitolo della tratta degli schiavi, e affrontata con gli strumenti che si adottano in queste circostanze.

La missione è costata finora 54 milioni, 9 milioni al mese, 300 mila euro al giorno, interamente stanziati dalla Marina Militare Italiana. Troppi, specialmente se il clima politico, da campagna elettorale, è ostile all’accoglienza, sia in Italia sia in Europa. Secondo alcuni leghisti, il Segretario Matteo Salvini in primis, sarebbe addirittura un servizio taxi della Marina Militare, ed in più, con la combinazione dell’abolizione del reato di clandestinità, attirerebbe i profughi. Ma i profughi stanno aumentando anche alle frontiere terrestri degli altri paesi europei, e questo dimostra che la combinazione italiana non esiste. mare nostrum

Ad avvertire dei costi troppo alti è anche il Ministro degli Interni Angelino Alfano, che punta invece ad un altro strumento operativo, il Frontex, che però non è un’operazione di soccorso in mare ma un’agenzia istituita per il controllo e la difesa delle frontiere.

Il problema è l’Europa, però, e i loro Governi che fanno da guardia alle proprie porte. Dice Sandro Gozi che “il pericolo è che per miopia, egoismo, mancanza di solidarietà e divergenze di vedute si dia spazio a gente come Marine Le Pen, che mette in discussione la libera circolazione delle persone nell’Unione Europea. Stiamo rischiando grosso”. Anche noi, non solo i profughi. Bisogna essere perfettamente consapevoli che il Mare Nostrum non è la soluzione ai problemi che sono all’origine di questi flussi. Alla base di queste grandi migrazioni ci sono crisi economiche devastanti e situazioni di guerra. Per questo è iniziato un braccio di ferro tra l’Italia e la Ue, ma, perora, la “condivisione europea” richiesta dal Governo Renzi rimane inascoltata. Il problema dei flussi deve essere affrontato e governato dalle Nazioni Unite, che a quanto pare tardano a mettere a fuoco soluzioni efficaci, insieme a organizzazioni regionali come l’UE e l’Unione Africana, allo scopo di mettere al sicuro centinaia di migliaia di esseri umani in mano a milizie che lucrano su questo traffico.

Anche per le vittime di Lampedusa, che abbiamo pianto tutti insieme, serve un’Europa diversa.

 

 

 

Un programma che viene da lontano

Il programma di Alessio Falorni è molto articolato, molto più lungo rispetto a quello degli ultimi due Sindaci, Laura Cantini e Giovanni Occhipinti, ma sempre meno di quello di Prodi del 2006! Non è un difetto, non è lungo solo per una mancanza di sintesi. Perché di tutto avevamo bisogno fuorché di scorciatoie, di discorsi brevi che lasciano intendere poco, e certe volte, anche male. La forza di Alessio è stata, ed è, proprio quella di non aver dato niente di scontato, di già saputo. Castelfiorentino ha bisogno di una scossa che solo i suoi cittadini, che gli vogliono bene, può dargli. Per questo, è stato deciso di non buttare via niente dei lunghi mesi di tavoli, di confronto, di ascolto e di partecipazione, anzi, è stato integrato dalle idee e dai contributi raccolti dall’altro candidato delle primarie del 9 marzo, Sandro Bartaloni. Così tutti i castellani potranno trovarci un pezzettino che gli appartiene.  Ed in più, fa da cappella il documento che la Federazione ha redatto per creare una cornice comune a tutti i candidati a Sindaco del PD dell’Empolese Valdelsa. Soprattutto perché dalla cornice dell’Unione e da una politico d’area non possiamo prescindere. L’intento è comunque quello di mantenere l’eccellenza castellana, ed anzi, di “imporla” a tutta l’area per ritornare ad essere protagonisti della grande politica. E non per presunzione, ma per risolvere i mille problemi che purtroppo ci attanagliano.
Di questo programma lungo, articolato che però è sinonimo di partecipazione e di coralità, ne verrà fatta anche una copia più breve, per essere più leggibile ma anche per fissarne le priorità. Io, nel mio piccolo, cercherò di snocciolarvelo, per raccontare così come ci prepariamo a governare il nostro paese. Ogni suggerimento è naturalmente ben gradito!

La squadra di Alessio Falorni

castelfiorentino_falorni_alessio_pd_squadra_consiglio_comunaleDicono di noi che siamo una bella squadra, nella forma e nella sostanza. Dicono di noi che siamo otto uomini e otto donne che rappresentano molte facce della società castellana. Il candidato Sindaco Alessio Falorni dice di noi che siamo la risposta forte alla domanda di rinnovamento e competenza che è arrivata dal voto delle primarie del 9 marzo. Dicono di noi che siamo la perfetta immagine di quel PD che si è veramente ristrutturato, anche con momenti critici, ma senza cambiare solo il nome come hanno fatto invece i nostri avversari. Dicono di noi che rappresentiamo il mondo del lavoro in tutte le sue forme: dipendente, autonomo, del commercio e della piccola impresa, ma anche chi il lavoro lo ha perso o che lo conosce solo sotto forma di precariato, che siamo le persone che hanno a cuore il presente e il futuro di Castelfiorentino, perché ci vivono e vogliono aiutarla a tornare ad essere protagonista, per se stessa e per l’Empolese Valdelsa. Dicono di noi che siamo una squadra completa, piena di forze fresche e dinamismo, con persone da tempo vicine alla politica e che, complice l’ascesa di Renzi, hanno accelerato il loro processo di inserimento nella vita della comunità castellana. Una iniezione di fiducia che ha travolto decine di persone che hanno scelto nel PD, Alessio Falorni.
Dicono di me che sono LAURA RIMI nata a Empoli (FI) il 06/11/1973. Si è diplomata presso l’istituto magistrale e ha conseguito la laurea in lettere moderne. Si è specializzata in psicologia dell’età evolutiva ed è docente di scuola primaria. E’ attualmente consigliera comunale e politicamente attiva nel Pd anche a livello sovracomunale.
Ma, come sempre, quello che non dicono di me è più importante.

http://www.pdempoli.it/le-nostre-citta/dettaglio?idn=764

Ri-inizio

Ho pensato di rinnovare l’immagine del mio blog “Il quadernino”, perché l’occasione lo merita: la mia ri-candidatura al Consiglio Comunale di Castelfiorentino. Essere candidata per la seconda volta non è cosa da poco, non è uno scherzo. Non puoi affidarti all’incoscienza o alla semplice voglia di provare. Se scegli di rimetterti in gioco, è perché sei consapevole di poter mettere alla prova competenza, fiducia e merito.

E’ il momento del coraggio, questo, ed anche della convinzione che niente è sprecato, che tutto serve, è che è dal confronto e dal contrasto che nasce qualcosa, che ognuno deve contribuire alla crescita e al progresso della collettività e della comunità, che è poi la ragione principale che dovrebbe spingerci in politica.

Ho imparato che la passione per la politica è accompagnata da tanta sofferenza. Non potrebbe essere altrimenti, non è un passatempo innocuo come una partita al solitario. Ma io insisto, con coraggio e umiltà, fino alla fine. Solo così le cose potranno cambiare sul serio e non ci saranno solo promesse che annunciano qualcosa che non arriverà mai.

Senza ideologie, affrontiamo la questione maschile

Uno dei problemi della politica di oggi è quello del “dissentire”: ogni divergenza o disaccordo è ritenuto un attacco personale. Per questo, per difendersi meglio, c’è un ricorso improprio alla logica prevalente, alla forza dell’opinione della maggioranza: lo dicono tutti, il 51% degli italiani, che vuoi da me?
Si perde così la priorità della politica, cioè dirigere e fare cultura. Questa mancanza emerge chiaramente quando si parla di “temi sensibili”, di diritti civili, di questione femminile, di differenze: siamo pronti ad affermare che se non ci mettiamo a passo con i tempi a partire da questi temi l’Italia non si potrà mai dichiarare un Paese moderno, ma poi non si cerca di rovesciare il punto di vista di nessuna delle questioni indicate. Anzi! La morale dominante diventa dominante, in quel cortocircuito che genera la necessità ed uccide l’alternativa e la crescita.
Nella settanta pagine della mozione Civati gli argomenti sensibili trovano un’ampia argomentazione e, soprattutto, si cerca di rovesciarne schemi e formule, tanto che, per esempio, si parla di “questione maschile” e non di “questione femminile”. Proviamo a ragionare in concreto partendo da questo rovesciamento e analizziamo, un esempio a caso, la vicenda del cimitero dei feti approvato in settimana dalla giunta di Firenze, guidata dal Sindaco Matteo Renzi. Cerchiamo di guardarla come il candidato alla Segreteria del Partito Democratico ci chiede: senza ideologie, ma anche senza la logica della morale dominante (che poi è la stessa che porta voti), senza affrontarlo di pancia, evitando reazioni emotive forti, facili di catalizzare.
Il seppellimento dei feti in area cimiteriale esiste già, non è quindi vero che senza la delibera di Renzi non era data “la possibilità ai genitori di bambini nati morti di seppellire i propri figli anziché considerarli rifiuti speciali”. La delibera, invece, detta le misure delle fosse e l’iter di sepoltura personalizza i feti, gli dà lo status di persona che “è stata” e quindi getta sicuramente ombre di colpevolizzazione nei confronti delle donne che interrompano una gravidanza volontariamente. In un paese dove la legge 194 sull’interruzione di gravidanza è poco applicata, soprattutto per logiche di carriera ospedaliera, con aumento vertiginoso dell’obiezione di coscienza che provocano spostamenti da una struttura ospedaliera all’altra da parte delle donne, e, quando i tempi lo costringano, ad andare all’estero o a ricorrere all’aborto clandestino (non a caso, lo scorso settembre, era stata presentata nel Consiglio Regionale della Toscana una mozione che intendeva porre un limite sulle obiezioni di coscienza, bocciata poi per le assenze e i voti a sfavore del Partito Democratico), creare scissioni tra chi vuole la maternità e chi non la vuole è porre ancora una divergenza in più ed è molto pericoloso per tutta la nostra società. Perché dà respiro alla logica del femminicidio, che nasce anche questo: dalla demonizzazione delle donne che si sottraggono a doveri, a ruoli, a scelte imposte o ad aspettative.
Il punto è di nuovo la concezione che gli uomini hanno delle donne, ciò costituisce la prova più evidente dell’esistenza di una “questione maschile” e della persistenza di una mentalità patriarcale che vede nell’autodeterminazione delle donne un’insostenibile minaccia.
Quindi, affinché si parli di “cimiteri dei feti” davvero senza ideologie e senza colpevolizzazioni, ma guardando al futuro del nostro Paese, facciamo in modo che diventi il momento per il Pd di far sentire la propria voce su questi temi per migliorare la diffusione di informazioni sulle misure di contraccezione, anche attraverso corsi di educazione e informazione sessuale nelle scuole, finalizzate a una condivisione della responsabilità procreativa da parte degli uomini; di potenziare e modernizzare la proposta dei “vecchi” consultori familiari; di garantire l’applicazione su tutto il territorio nazionale della legge 194/1978, anche stabilendo una percentuale di personale non obiettore nelle unità ginecologiche degli ospedali pubblici.
Cerchiamo di non cercare voti con atti di piaggeria nei confronti dell’elettorato cattolico o pagando il prezzo per avere la difesa della cultura dominante. Vogliamo un Partito Democratico che faccia crescere e soprattutto risolva quella questione femminile a causa della quale, da troppo tempo, si usano le donne come merce di scambio ideologico.

http://www.civati.it/portfolio-type/la-questione-maschile-2/